Pagina curata da: Federico Francesco, Giambrone Giada, Ancona Maria Elisa, Balletti Eduardo Maria.

lA CHIESA DELLA MADONNA DEL CARMELO

I Carmelitani si diffusero in Sicilia nei secoli XII e XIII e pare che siano stati in Cammarata nella chiesa di S. Elia, sulla montagna, e poi siano passati in paese intorno al 1470, dove ebbero come sede la chiesa di S. Biagio e il convento annesso; i Carmelitani vi dovettero dimorare, probabilmente, dalla metà del Quattrocento sino ai primi decenni del Cinquecento perché nella visita pastorale del 1540 non si parla di essi, a proposito della chiesa di S. Biagio.

Secondo lo storico P. Carmelo Nicotra, i Carmelitani sarebbero rimasti in Cammarata fino al 1533 quando, la contessa Margherita Abatellis, per assicurare l’assistenza religiosa ai pochi abitanti di S. Giovanni Gemini, ancora sul nascere, pregò i Carmelitani di Cammarata di trasferirsi a San Giovanni ricevendo dai confrati del luogo la loro chiesa omonima e impegnandosi di costruirvi un attiguo convento.

Nel 1577 il priore dei Carmelitani p. Leonardo Vigna, con atto presso notar Silvio Minardo del 24 Agosto, aveva comprato alcune case per allargare il convento e, come si ricorda in altra notizia, “le quali case detto priore ne fece claustro del convento”.

Quindi, fino a quell’anno, nel convento mancava il chiostro, ma doveva esserci accanto un giardino, le cui tracce sussistevano sino a qualche anno addietro, cinto da mura perché più volte nei documenti si ricordano il “baglio”, il “giardino”, “li claustri” e le “mura” del giardino del Carmine.

Il convento prosperò per tutto il secolo XVII con un congruo numero di religiosi.

Verso il 1760 avvenne una grossa frana che allargò i danni causati dai movimenti franosi precedenti e fece diroccare le fabbriche del lato settentrionale del convento minacciando e danneggiando gravemente anche la chiesa.

I Carmelitani non riuscirono a restaurare il convento e, date le ristrettezze economiche di quegli anni, non potendo più vivere in quel posto né far fronte alle ingenti spese necessarie per rafforzare le fabbriche, abbandonarono il paese.

I movimenti franosi però continuarono e la frana che danneggiò il convento, “iniziatasi quasi al limitare del muro nord, arrecò danni anche alla chiesa; si verificò un abbassamento del muro nord con forte risentimento del soffitto. Fu ritenuta in pericolo la sua stabilità e per conseguenza la chiesa venne chiusa al culto.

Essa venne sgomberata di tutto: la statua della Madonna fu portata alla chiesa madre (…). LA pittura che si trova nel centro dell’altare raffigurante la Madonna del Carmelo ricorda tale avvenimento. Anche i quadri con gli arredi sacri vennero portati alla matrice, in sicura custodia”.

Verso il 1880 il sacerdote Domenico Guanà si impegnò generosamente nella ricostruzione della chiesa.

La chiesa del Carmine oggi si presenta come un edificio interessante dal punto di vista storico, per ciò che si è detto, anche se nulla conserva delle strutture originali, e da quello artistico per le opere di pittura e di scultura che racchiude.

Nell’abside su di un monumentale altare marmoreo troneggia una statua lignea della Madonna, una scultura artistica del secolo XVII; la Vergine sul braccio sinistro sorregge il Bambino e con la mano destra porge ai fedeli l’abitino del Carmine, in un atteggiamento di materna benevolenza. Secondo la visita del vicario generale Gerlando Brunone, del 1758, nella chiesa si trovano gli altari della Madonna del Carmine e poi, in cornu Evangelii di S. Gaetano, di S. Elena e Costantino, del Purgatorio e in quello della Epistola, di S. Antonio da Padova, del Crocifisso, di S. Liborio. Attualmente negli altari laterali si onorano il Crocifisso, S. Rita, S. Filomena, S. Giuseppe e S. Elia; la bellissima statua marmorea di quest’ultimo santo proviene dall’omonima chiesa che sorgeva sulla montagna dove lo si onorava con festa e fiera il 20 luglio.

Nella chiesa del Carmine si conserva un quadro della Madonna chiamato dello Staglio in cui si rappresenta la Vergine Santa, seduta, che tiene sul braccio sinistro il Bambino, mentre a suoi piedi un vescovo, in piviale, le offre un anello.

Interessante anche un altro quadro della Sacra Famiglia attribuito a Pietro d’Asaro o alla sua scuola.

Nel 1955 don Andrea ottenne dal Fondo per il culto ₤. 1.300.000 per completare i restauri, cercò anche di allargare il campanile, ma non vi riuscì come desiderava. Acquistò però nel 1954 una nuova campana fusa dalla ditta Virgadamo di Burgio.

Completati i restauri del 1948 la chiesa venne decorata e impreziosita dalle pitture del concittadino prof. Giovanni Philippone che, nel catino dell’abside raffigurò tre angeli: uno regge lo stemma del Carmelo e gli altri due suonano strumenti musicali. Nella parte centrale della volta, decorata sobriamente, furono collocate tre tele dello stesso pittore: nella prima è rappresentato il profeta Elia che prega a braccia alzate, mentre all'orizzonte si profila una nuvola bianca, simbolo della Vergine; nella seconda la Madonna che consegna l’abito a S. Simone Stock; nella terza l’estasi di S. Teresa d’Avila. 

Queste opere del Philippone rendono la chiesa del Carmine un piccolo scrigno di tesori artistici degno di essere visitato, ma soprattutto aiutano l’anima dei fedeli a rivivere lo spirito carmelitano, a sollevarsi a Dio e ad onorare la Madonna.